
In molte coppie, famiglie, aziende vige una regola non scritta e soprattutto non detta relativamente a ciò che si percepisce, ciò che si vive, avvenimenti che accadono. La regola è: non dire, non raccontare, non raccontarsi, non spiegare. Le cose accadono e basta, non vi è auto riflessività, confronto, analisi di fatti o sensazioni, delle emozioni percepite.
Ci sono famiglie molto silenziose, in cui vi è una considerevole distanza tra i componenti, in cui ognuno vive le proprie “cose” da sé, come le paure, i dolori, le rabbie e preferisce oppure non è in grado di condividerle con nessun altro. Di alcune cose è preferibile non parlare, sembra la regola non detta tra partner, i componenti del nucleo familiare o tra colleghi di lavoro.
In realtà il “non detto” porta con sé una notevole carica emotiva con valenza negativa, lascia spazio a mille interpretazioni, crea notevole disagio. Il “non detto” ha molti modi di esprimersi, ma sono tutti disfunzionali, esso infatti crea un forte senso di smarrimento come nelle giornate di nebbia fitta in cui la realtà viene trasformata ed è incertezza ciò che si prova, la mancanza di punti di riferimento visibili e stabili. Paradossalmente nulla è più “comunicativo”, del “non detto”.
Spesso anche dire serve a poco se non ti stanno ad ascoltare
"Mi piace"Piace a 1 persona