
Ancora qui a chiederci il senso di questo 8 marzo, giornata internazionale della donna, come se oggi ci fosse ancora qualcosa da festeggiare e autentica festa non sarebbe invece se noi maschi facessimo dei gesti concreti, dei pensieri liberanti rispetto ad una cultura maschilista che ci “corazza” e protegge difendendoci innanzitutto dai noi stessi e perpetrando quei privilegi che come etero e bianchi sentiamo il diritto di avere.
È una “fiesta loca” quella di oggi, pazza perché vorrei sparisse dal calendario, pazza perché in realtà c’è ancora bisogno di parlarne e mettere a fuoco le problematiche di nascere con una vagina, pazza perché il cammino è iniziato ma è ancora lungo. Eppure tra le pieghe della società nascono fiori inaspettati, coltivati soprattutto dalle nuove generazioni, che hanno una sovrastruttura culturale più leggera e quindi spesso riescono a volare: sono ragazzi e ragazze che vivono l’identità sessuale in maniera fluida e anche per questo riescono a vivere mascolinità e femminilità come aspetti paritetici del loro esistere, consapevoli che ogni parte del sé ha diritto di manifestarsi.
I maschi possono, devono essere acceleratori di particelle di empatia e uguaglianza, ascolto e rispetto, ché nessuna donna ci appartiene e non abbiamo alcun diritto sulla mente o sul corpo femminile.
Il mio pensiero e solidarietà va a tutte quelle donne che lottano e sacrificano i giorni, a volte la vita per il diritto di esistere, come persona prima che come corpo.
Grazie mille per aver scritto questo post.
Ci vogliono uomini così a questo mondo e non è un pensiero scontato.
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