
In un momento storico caratterizzato dalla velocità, da cercare ed ottenere soluzioni e risposte immediate, dal soddisfare rapidamente i bisogni annullando lo spazio del desiderio, affacciarci alla complessità diventa una sfida straordinaria.
Complessità significa inclusività di prospettive, idee, teorie, accettare che le “cose” sembrano semplici ma che non lo sono affatto, che c’è sempre un’altra risposta, un’altra via, un modo differente di vedere le cose, che contempli differenti e forse infiniti modi di percepire il mondo, le persone, le convinzioni.
Complessità significa allargare la nostra mente e non piegare gli eventi alla nostra piccolezza, alle fragili certezze che difendiamo come qualcosa di prezioso ed immutabile, abbandonarle come farebbe il naufrago con il tronco galleggiante per nuotare verso l’oceano infinito, rischiare di trovare altre verità ed altre parti di sé.
Complessità significa che la “ragione” in fondo contempla mille ragioni ed altrettante valide prospettive, ciascuna con il diritto di esistere, con la sua parte di verità.
Edgar Morin, il centenario filosofo francese sostiene che: “c’è complessità quando sono inseparabili le differenti componenti che costituiscono un tutto… e quando c’è un tessuto interdipendente, interattivo e inter-reattivo fra le parti ed il tutto e fra il tutto e le parti”.