
Vi sono persone in eterno conflitto, solitamente con un vicino di casa, un parente, un collega di lavoro… e quando qualcuno di questi, per qualsiasi motivo, esce dalla “black list” ecco che una nuova “vittima” prende il suo posto. Questi uomini o donne sono in eterno scontro per motivi che visti dall’esterno potrebbero essere banali o riguardare situazioni risolvibili ma che dal loro punto di vista sono più che validi, così da giustificare il rimanere in uno stato di “rabbia attivata” secondo il motto (necessariamente tatuato): “molti nemici, molto onore”.
Anche nelle relazioni affettive possiamo ritrovare questa dinamica: uno dei partner trova sempre un motivo per litigare, per entrare in contrasto in modo da attivare nell’altro/a sensi di colpa che chiedono perdono ed espiazione, alimentando nella “vittima” la convinzione di essere inadeguata e non degna d’amore. Tali dinamiche tengono sotto scacco entrambi i partner, perché il conflitto sistematico evoca lo spettro della rottura, di un amore che finisce, il terrore di dover rimanere da soli ma se devi resistere non puoi esistere.
Avere un “nemico esterno” dà voce, spessore, senso e identità al nemico interno che si chiama fragilità, tristezza, senso di inferiorità, angoscia, stato depressivo, in un’ottica circolare di dominato e dominatore, in una visione up-down.