
Esiste una vasta letteratura sul tema del narcisismo, da Freud fino ai giorni nostri, un ambito che ha molte sfaccettature, tra cui il “delirio” narcisistico nella “scelta” (se di scelta si può parlare) di un partner affettivo.
Avviene quando ci si innamora di qualcuno/a non per ciò che è ma per ciò che rappresenta, per quello che l’altro “rimanda” in termini di immagine, riconoscimento, autostima… mi innamoro del “bello” o della “bella” perché se questo sentimento è ricambiato allora significa che anche io sono ok, che valgo. Il narcisista desidera intraprendere una relazione affettiva proprio con quella persona non perché la ama davvero, ma perché ama il suo essere amati da lui/lei.
Come per altre patologie, un po’ di narcisismo aiuta a superare un sé fragile, ma se è troppo presente e potente, impedisce l’incontro autentico perché questo presuppone due persone differenti con confini definiti e spazi aperti. Il narcisista, infatti, vede costantemente parti di sé, riflesse nelle persone che incontra.
Il narcisista percepisce il mondo, le relazioni affettive solo con i propri occhi, come se l’altro fosse una replica di sé, un sé che desidera essere guardato, amato, ammirato, osannato e per questo motivo difficilmente vive la relazione affettiva in modo autentico, sicuro, funzionale.