
Giulia ha conosciuto “nella propria pelle” gli orrori dell’esistenza, di una vita a cui è sopravvissuta, cresciuta con la fame addosso in un’Italia uscita da una guerra che ha lasciato segni profondi nell’anima di più generazioni… per questo e per altri motivi, probabilmente sconosciuti anche a lei, Giulia desiderava la morte come una liberazione, un addormentarsi per sempre e non sentire più quel dolore, ineluttabile, denso e profondo che le era divenuto amico, fedele compagno di viaggio.
Giulia se n’è andata in un mattino di novembre di qualche anno fa, senza soffrire, come se la vita avesse voluto pareggiare i conti, quasi a riparare anni percorsi in salita, una vita che avrebbe voluto diversa, come molti.
Incontriamo molte Giulia nelle strade della nostra esistenza, le riconosci con uno sguardo attento e sintonizzato, dai sorrisi che cercano di illuminare il viso ma che nascondono cicatrici profonde, sono donne e uomini che hanno imparato attraverso la sofferenza ciò che davvero conta e ciò di cui si può fare a meno, che le cose importanti si contano sulle dita di una mano e che riconoscerle, praticarle rende l’esistenza degna del nostro tempo.
Grazie Mauro della condivisione
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