
Chiamami ancora, anche solo una volta, con il mio nome e guardami con quegli occhi a volte smarriti, in cui mi riconosco. Raccontami ancora la storia dell’uccello grifone, e canta quella canzone di cui ricordo vagamente le parole.
Chiamami ancora per nome, che io senta che esisto, e possa ancora percepire quell’amore che non dicevi, per un’esistenza, la tua, davvero in salita, una vita in cui sei sopravvissuta.
Prepara ancora quel piatto che tanto amavo, speciale perché dono… e sorridi ancora alla mia presenza, che in qualche modo mi faceva sentire forse unico, e vagamente importante.
Abbiamo avuto molto tempo, ed attraversato le strade che una madre ed un figlio percorrono, spesso inciampando, ma ho capito, imparato, che per ogni caduta puoi trovare forza per rialzarti ed andare avanti, nonostante le intemperie.
Chiamami ancora, con il mio nome.
Mi hai commossa
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Fantastica! E mi ha fatto pensare a parti inverse: sentirmi chiamare “mamma” infinite volte in un… minuto da desiderare di non sentire più quella parola, ma quando non la sento più penso che è molto meglio sentirla.
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