
Ci sono persone (definite “helper”) molto ben disposte ad aiutare gli altri, a donarsi, uomini e donne che investono molto del proprio tempo in associazioni di volontariato o parrocchie, in relazioni affettive disfunzionali dove si sentono protagoniste, riconosciute, gratificate nel ruolo che si sentono “cucito addosso”, vi troviamo anche madri (raramente padri) completamente devote a mariti o figli. Helper possono essere anche i “professionisti” dell’aiuto, come assistenti sociali, oss, insegnanti, medici, psicologi, sacerdoti…
Il rischio di un helper è di attivarsi in modalità “buon samaritano” (o crocerossina), di donarsi fino al punto di non aver più nulla da dare, fino a sentirsi svuotato e triste oppure arrabbiato, perché l’amore che doni non torna (mai!) come vorresti.
Ci sono uomini e donne che hanno il desiderio di “riparare” gli altri nella speranza che, una volta “redente”, queste persone siano in grado di ricambiare l’amore ricevuto, di restituire gratuitamente e senza condizioni i sorrisi, il tempo, l’ascolto, un abbraccio, la tenerezza di un sorriso… di amarli di un amore inesauribile.
A volte doniamo amore perché ne siamo profondamente bisognosi, talvolta diventiamo helper nella speranza che qualcuno ci salvi, ci ami, sperando o pretendendo che questo accada.
Questa “fame d’amore”, di riconoscimento è un pozzo senza fine ed attiva dei meccanismi che conducono inevitabilmente al fallimento relazionale: nessun helper può soddisfare questa insaziabile “fame”.
Interessante. Forse i ‘veri’ helper sono quelli che aiutano per il fine di aiutare; forse quelli di cui parli nel tuo post sono persone bisognose di aiuto alla pari di chi aiutano? Faccio questa considerazione da profana: mai sentito parlare degli helper. Però mi viene da fare questa riflessione. 😅😊
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Possiamo distinguere un aiuto “sano” ed autenticamente “donativo” che è un modo di vivere la gratitudine dell’esistere. Gli helper si sentono bene solo quando fanno qualcosa per gli altri, quando si sentono utili, una vita “al servizio di…” che rende spesso infelici e la sensazione che la vita abbia senso soltanto se donata e non se vissuta…
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Ok, quindi è proprio una figura ben precisa, riconosciuta e denominata così? La tua precisazione mi rende tutto più chiaro. Grazie 🙏🏼
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Secondo me a prescindere dall’essere helper o meno, cercare l’amore non aiuta a riceverlo, perché non è qualcosa che si può chiedere o fare in modo di avere, non sempre almeno. Però forse essere helper in maniera equilibrata può aiutare ad amare se stessi un po’ di più
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Si, condivido… 🙂
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