
Giorgio è un giovane uomo di neanche trent’anni. A 17 è andato a vivere da solo perché i suoi genitori erano troppo impegnati a risolvere i propri problemi… si sono sposati poco più che ventenni e quasi subito è arrivato un figlio (lui), di cui non sono stati in grado di prendersi davvero cura.
Giorgio ha dovuto fare da padre e madre a se stesso, sapendo di poter contare solo sulle proprie forze, scegliendo spesso per tentativi ed errori.
Ora è un uomo con delle certezze, una casa di proprietà, un buon lavoro ed il desiderio di prendersi cura delle persone che gli stanno accanto, come se questo, in qualche modo, lenisse quel bisogno di cura che non ha sperimentato.
Dietro e dentro ad un atteggiamento apparentemente sicuro di sé ci sono molte stanze chiuse che Giorgio non è ancora in grado di aprire, un bambino arrabbiato, triste e solo, che si è sentito un “peso” per dei genitori che avevano ben altro a cui pensare, come se i figli potessero crescere da soli… in qualche modo.
Giorgio può, potrebbe cogliere la sfida di scendere nel profondo della sua essenza ed andare a riprendere quel bambino mai del tutto accettato, mai del tutto accolto, ma oggi evita tutto questo con l’”arte” del “fare”, un antidoto (forse) efficace per non sentire.