La vita è fatta di continue scelte, da quelle più concrete e “banali” (cappuccino o “macchiatone”?) a quelle che ti cambiano e condizionano per sempre l’esistenza.
Una delle scelte fondamentali e necessaria che possiamo (dobbiamo?) fare riguarda quale “realtà” considerare. Fondamentalmente noi costruiamo e ricostruiamo le informazioni che ci arrivano dall’esterno adeguandole ai nostri parametri, coloriamo il mondo con i nostri pennelli, siamo schiavi delle convinzioni, delle granitiche opinioni.
Ci sono persone che vivono sempre in un palcoscenico e recitano piuttosto inconsapevolmente delle tragedie dove far finta che le cose vanno bene comunque, che ci si vuole bene solo perché a natale si pranza assieme mentre gli altri giorni ci si sopporta a malapena.
Sorrisi e gentilezze vengono profuse a piene mani per nascondere montagne di rabbia che si ritiene socialmente inaccettabile oppure per allontanare quel senso di inadeguatezza che caratterizza l’esistenza.
Difficile scegliere la “pillola” che apre gli occhi alla consapevolezza e ci fa scendere negli abissi della nostra profonda angoscia, quando il dolore spesso immobilizza, quando cerchi un rifugio che a volte non c’è, quando vorresti spegnere il battito del cuore.
Meglio (forse) per alcuni “galleggiare” e condurre una vita mai del tutto autentica, sfiorare gli eventi senza mai attraversarli, non essere mai profondamente felici o tristi, una vita che ci vive, mai del tutto nostra.