Non vorrai mica piangere: sei un ometto! …Comportati da uomo! …Sii forte!
L’infanzia dei maschi è spesso costellata di ingiunzioni che allontanano i giovani uomini dalle proprie emozioni, dal pianto, dal provare dolore, dall’aver paura.
Si cresce senza entrare in contatto con le proprie emozioni, con l’autorizzarsi a sentirle, a viverle. Eppure le emozioni sono come una pentola a pressione che più si comprime più diventa “esplosiva” ed il non saperle riconoscere in sé e (inevitabilmente) negli altri crea molti disagi ed incomprensioni nelle relazioni professionali e professionali.
Cos’è ciò che sento? Come posso esprimere questo dolore che pretende di manifestarsi con il pianto, che mi chiede di stare da solo con me stesso, di essere vissuto?
Gli uomini tendono a non guardare in faccia al proprio dolore e cercano di zittirlo, di nasconderlo, con il risultato di amplificare ancora di più un disagio a cui non sanno dare un nome, una collocazione, un significato.
Affrontarlo, tenerlo per mano, incontrarlo, scendere a patti con il proprio dolore è l’unica strada (difficile ma necessaria) per dare un senso alla sofferenza che ogni essere umano prova e, soltanto dopo, scoprire la bellezza in noi.
Lo spazio del dolore è un luogo sacro. (O. Wilde)
La lacrima di un uomo è la sua vera forza
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È tanto che non piango, eppure ne avrei un gran bisogno! Arido come un deserto, ben poco esce dall’animo mio di questi tempi, ma tutto serve e nulla viene per caso
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Arriverà il momento in cui ti permetterai di sentire ciò che provi, Roberto. Ciò che senti ha diritto di esistere ed è ok. Deciderai tu quando scendere negli abissi delle tue emozioni ed incontrarle…
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L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.
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