Le persone hanno bisogno di risposte: in un mondo che svela i segreti della natura e della psiche umana, della fisica e dello spazio, uomini e donne sono paradossalmente disorientati e vanno alla ricerca di (nuove) certezze.
Le precise indicazioni che un tempo davano religione, saggezza popolare, istituzioni (rappresentati dal prete, dal farmacista e dal maresciallo) sono da alcuni decenni messe in discussione, in qualche modo “rifondate” e questo ha lasciato un vuoto, uno spazio in cui si sono “insinuate” persone che suggeriscono risposte chiare e semplici, che indicano la via e ti dicono come comportarti, nel lavoro, nei social, in amore, in famiglia.
Sono i “nuovi eroi” dell’aforisma, del social marketing, del brand, del consiglio dato con il sorriso, delle platee che alzano le mani ed applaudono, sempre microfonati, ingiacchettati, pettinati, taillerati…
Come distinguere gli uomini e le donne che ci possono offrire indicazioni utili al nostro benessere da quelli che qualcuno ha definito “guru da autogrill?”
Uno degli elementi fondamentali è sicuramente la seduzione.
Il “falso” (mentoring, coach, motivatore, formatore, guida… guru) ama essere un guru ed attorniarsi di seguaci, uomini e donne che gli mettono tanti “like”, che gli dicono continuamente che è bravissimo, che senza di lui non sanno come muoversi, lo considerano un raggio di sole in un’esistenza che percepiscono sempre mancante di qualcosa.
Tutti gli altri non desiderano essere definiti “guru”, danno alle persone gli strumenti per camminare da soli, non sono affatto del “salvatori” ma persone che offrono prospettive diverse a chi non riesce a vedere che il riflesso di sé. Sono persone che si fanno dimenticare, che non hanno bisogno di applausi né di essere osannati, che hanno dubbi sulle loro stesse convinzioni, consapevoli delle proprie competenze ed aree di miglioramento, sono autoironici e si sentono normalmente speciali tra persone normalmente speciali.
…beato quel popolo che non ha bisogno di eroi. (B. Brech)
Perfetta descrizione dei nuovi guru! Ne ho incontrati tanti lungo il mio cammino, poi ho capito che si trattava di una fortuna, perché avevo imparato ad evitarli.
Grazie Mauro, sempre molto interessanti i tuoi spunti. A presto!
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Se li ri-conosci, li eviti! 🙂 ciao!
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Il comportamento della società che tende ad escudere chi non è stile “mulinobianco” ovvero perfetto ed allineato ha creato il vuoto, amplificato poi dai social media. Se non hai “like” non sei nessuno. Se non frequenti questi locali sei una nullità, se non mangi o vesti griffato sei nessuno, ecc. E questa ossessività da perfetto sconosciuto porta all’isolamento dell’essere. Ecco perché abbiamo bisogno delle figure che descrivi. Da soli non siamo più capaci di prendere una decisione. E se lo facciamo, e questa è ritenuta sbagliata dalla rete, ecco gli insulti, anche pesanti, che isolano ulteriormente l’essere umano.
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Capisco quello che vuoi dire e condivido anche la tua visione sulla occupazione di spazi lasciati vuoti agente e pensieri senza scrupoli.
Ma quegli spazi potrebbero essere facilmente annullati da pensieri autonomi che si possono coltivare attraverso la cultura.
Sherabientot grazie
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Si certo la cultura salva ed aiuta a trovare in sé punti fermi per il proprio esistere….
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Profonda e interessante riflessione a cui aggiungerei un dettaglio. Il discorso vittima/carnefice alla fine è sempre una scelta da entrambe le parti.. Dimmi chi segui e ti dirò chi sei; ciò non vuole essere assolutamente un giudizio ma un fatto basato sul mio vissuto. Sono stata vittima e sono stata carnefice (più o meno inconsapevolemente) e ora a 47 anni scelgo consapevolmente. L’importante, secondo me, è fidarsi sempre del nostro intuito, la classica sensazione di pancia. Non sbaglia mai, é la mente che ci fa sbagliare..
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