Io sono un cattivo, e questo è bello. Non sarò mai buono, e non è brutto. Non vorrei essere nessun altro a parte me… (Ralph Spaccatutto)
Si parla molto in questi ultimi anni di violenza maschile sulle donne: condannabile… tout court. Si parla di educazione al rispetto per fidanzate, mogli, si disapprova una gelosia che imprigiona, che rende impossibile alzare lo sguardo, che rende la vita un calvario.
Vorrei oggi guardare questo aspetto da una prospettiva diversa, da un punto di vista “relazionale”.
Le persone si incontrano, si riconoscono, diventano amiche, si fidanzano, vivono una relazione… a volte malata. Perché quindi queste donne non riconoscono e non sentono il profondo disagio, le paure, le insicurezze che rendono un uomo violento? Eppure ancora oggi alcune donne vanno alla ricerca dell’uomo “stronzo”, di quello che ti fa vivere “emozioni forti”, che instaura con te un rapporto di dominio-sottomissione (vedi il successo del libro “cinquanta sfumature di grigio”). È chiaro che in un rapporto di questo tipo, chiamato up-down, il “rischio” della violenza è davvero alto, l’uomo “dominatore” vuole decidere, comandare, stabilire regole a suo piacimento, che danno “benessere” a lui, soltanto a lui.
Inevitabilmente quando le persone vivono una relazione amorosa si attiva una “zip relazionale” che porta benessere ad entrambi. A volte queste relazioni sono “malate” ed il benessere per la donna può essere la conferma di convinzioni ben radicate e “parassite” del tipo:
- non valgo nulla
- non sono capace di fare nulla
- non merito attenzioni, amore
- mi merito rimproveri ed urla
E’ inevitabile che se sono convinta di questo il rischio che trovi un uomo che confermi le mie idee sia altissimo.
L’invito che vorrei fare alle donne è quindi quello di (ri)conoscere le loro profonde convinzioni e di instaurare relazioni affettive con uomini che valorizzano invece che svalutare, uomini che ritengono importanti le cose che sono per me importanti, uomini vicini che sanno anche stare lontani se ho bisogno di spazio…
Ci sono, basta avere occhi per vederli, e cuore per riconoscerli.